Tutta Albinia era nel
fango e nessuno sa il perché… È il refrain un po’ brechtiano e
un po’ rockettaro che chiude come in un canto liberatorio lo
spettacolo #DELLALLUVIONE in scena alla Scuola media di Albinia fino
a domenica 17, a chiusura della settimana di iniziative per
l’anniversario del 12 novembre 2012, “Dodici 11, dal fango alla
luce”, promossa dal Comune di Orbetello. È una bella scommessa
quella di Elena Guerrini, che ha scritto, diretto e interpretato il
suo “one woman show”: evitare la scorciatoia della retorica, così
facile in occasioni drammatiche come quella che ha colpito la Maremma
un anno fa, e riuscire a restituire in maniera autentica il senso di
una comunità ferita. E lo fa mescolando testimonianze e sentimenti
personali, comico e drammatico, secondo la sua cifra stilistica, già
sperimentata nei suoi precedenti lavori, “Orti insorti” a “Bella
tutta”.
«Il fango ti sporca
fuori e ti cambia dentro», è una delle prime battute. Così a
Elena, che apre e chiude con il suo vissuto lo spettacolo - lei che
ha visto l’onda di fango arrivare dallo specchietto retrovisore
della sua auto, e incalzarla fino all’imbocco dell’Aurelia, e poi
le immagini del suo paese allagato sulla tv dell’autogrill di
Cantagallo guardate attonita insieme ai camionisti - si alternano le
voci di chi si è visto la vita travolta dall’acqua. La contadina
che in pigiama sale sul tetto, in attesa della barca - «ma io non
sono mai salita su una barca» - e vede annegare la sua asina Rosina.
La donna che raccoglie le poche cose che si sono salvate e racconta
la sua amarezza: «Gesù quando succedono le disgrazie lo posso
chiamare solo Cristo». Il poeta grossetano Massimo Ciani che nei
suoi versi - «son l’alluvione, entro dovunque e non fo
distinzione» - denuncia il disboscamento degli argini e la
costruzione di case a un metro dal fiume. Quel fiume che si è fatto
mare. «Avevamo perso tutto e tutti eravamo persi». Compreso
l’operaio rumeno arrivato solo da due giorni, ucciso dall’acqua e
rimasto senza nome, «il vero milite ignoto di questa alluvione».
Alle voci della verità
e alle emozioni che suscita si alterna la risata della finzione e
della gag: l’aspirante attrice russa che presenta la conferenza
stampa e intanto fa la pubblicità all’acqua alluvionella, l’acqua
che ti fa bella, e organizza improbabili gare per “cuochi
alluvionati”. E poi l’assessore alla cultura che inanella gaffe
(«Sarò breve, mi garbano molto le cose corte.Teatro civile? Ma io
sono molto civile!»), il ministro grandi eventi che si sbraccia con
alle spalle il tricolore infangato, e straparla di ricostruzione e
nuove case in plexiglass…
«Tutti abbiamo perso e
salvato qualcosa». Tra queste anche la volontà di risollevarsi, il
desiderio di una nuova rinascita. Che può ritrovarsi anche nel suono
di un carillon, in un abito da sposa. Elena Guerrini ritorna a se
stessa, alla sua casa devastata, al suo piccolo museo del fango: i
libri, i dischi, le fotografie, un vestito da sera della madre… E
con questo brandito come bandiera danza tra i sorrisi, seguendo la
musica travolgente di “A perfect day” di Lou Reed. Si può andare
oltre quello che è stato, e ritrovare il sorriso.